Videogiochi per il turismo: da una game jam alla BIT Milano 2022

Alien Roads Lead To… è un piccolo prototipo che abbiamo sviluppato lo scorso autunno in circa 72h durante la game jam “Game For Tourism 2021” nell’ambito del Rome VideogameLab.

L’esperienza è stata particolarmente significativa perché il tema non era solo un generico “promuovere il turismo nel Lazio”: l’Assessora al Turismo Valentina Corrado ha raccontato ai partecipanti del Piano Triennale per il Turismo evidenziando quali fossero le esigenze alle quali i nostri videogiochi avrebbero dovuto rispondere.

Dall’esperienza durante la game jam che è poi continuata con l’invito alla BIT di Milano 2022 per raccontare come è nato il progetto vincitore, nasce la riflessione presente in questo articolo.

Un videogioco per promuovere il turismo? Che roba è? Si mangia?

Il rischio di produrre qualcosa che non fosse altro che marketing condito per l’occasione da un pizzico di gamification era alto e era la scelta più comoda e dai costi inferiori.

Ma, pensando soprattutto al target che l’Assessorato aveva in mente (giovani della generazione Z e Millennials), e al medium scelto (un videogioco), quanto avrebbe funzionato una tattica del genere?

Qui in Plumesoft Games siamo tutti più o meno Millennials e partendo dalla nostra esperienza personale come consumatori e utilizzatori di social network concordiamo nel dire che nella vita di tutti i giorni non tolleriamo le pubblicità che interrompono un video o il nostro feed sui social, ci infastidisce la retorica dei brand che tentano di attirarci a tutti i costi, ci accorgiamo subito se nascosto dietro una narrazione poco attenta c’è l’intento di “piazzarci un prodotto”.
E non siamo affatto i soli.

Nessuno gioca a un videogioco con il fine di trovare informazioni per pianificare il suo prossimo viaggio come farebbe con l’utilizzo dei motori di ricerca. Per questo, durante la game jam, abbiamo cercato di raccogliere le suggestioni e le informazioni che l’Assessorato al Turismo ci ha comunicato e deciso di creare un videogioco narrativo che non ha nessuno scopo se non quello di far nascere un rapporto significativo tra il giocatore e gli esseri umani che abitano i luoghi in cui l’azione e la storia si svolgono.

Ma andiamo per gradi.

Il videogioco doveva attrarre potenziali visitatori a distanza

Questa esigenza è diventata stringente dopo il 2020 e con la pandemia ancora in corso, ma aveva senso anche prima: se le persone non sanno che esiste un luogo non gli verrà neanche voglia di visitarlo, perché, semplicemente, nella loro testa quel luogo non esiste.
Per questo motivo il videogioco doveva inserirsi nella customer journey relativa agli itinerari del Lazio nel primo scalino del funnel: al livello dell’awareness.

Va da sé che non poteva fare leva pesantemente sulla geolocalizzazione o sulla realtà aumentata da usare in loco.
Erano sicuramente caratteristiche che potevano essere inserite in seguito, ma il gioco doveva poter vivere di vita propria anche a distanza.

Per questo motivo la scelta è ricaduta su un videogioco (per ora) in 2D in stile punta e clicca che prevede la possibilità di sbloccare contenuti aggiuntivi tramite geolocalizzazione e di creare itinerari con tappe a scelta da esportare in automatico su Google Maps.

Perché le persone giocano ai videogiochi?

Jesse Schell nel suo The Art of Game Design, A Book of Lenses racconta di quando si trovò a dover progettare un gioco in VR ispirato a I Pirati dei Caraibi. Dopo attenta riflessione e ricerca, con il suo team sono giunti a una conclusione interessante:

The Pirates of the Caribbean ride is not about pirates; it is about being a pirate.

Qui subentra la particolarità del videogioco come medium: se una campagna pubblicitaria deve arrivare alle persone giuste nel momento giusto, un videogioco, per sua stessa natura, ha il potere di parlare alle persone su molti livelli grazie alla narrazione e all’uso eventuale di temi risonanti.

Non serve essere interessati al Lazio (o a un qualsiasi altro luogo) per godersi un videogioco perché un videgioco è un’esperienza che va oltre.
Proprio come un buon romanzo, può essere “letto” a livelli diversi e lo si può quindi approcciare anche solo per:

  • essere intrattenuti,
  • venire sfidati dalle meccaniche,
  • lasciarsi guidare dalla storia (o guidarla),
  • completarlo e scoprirne tutti i segreti.

Il contenuto, l’informazione che ci interessa veicolare è al suo interno e, anche se rimane centrale nella mente di chi si occupa della progettazione, viene sperimentata dal giocatore “al lato”.

Il punto non è “scarica il giochino, scala la classifica, visita il Lazio, guarda che bello”, il punto è:

Immergiti in questo mondo realistico che però in qualche modo esula dalle regole a cui sei abituato, intreccia la tua vita con quella di personaggi che potresti davvero incontrare, affezionati a luoghi che potrai davvero visitare quando e se vorrai, escine trasformato e arricchito a prescindere da dove vorrai andare in vacanza.

Bella questa esperienza? Ti è stata regalata dalla Regione Lazio.

Tutto questo usando semplicemente uno smartphone.

Un videogioco può essere uno strumento di marketing?

Mmmh.
Se un videogioco brandizzato ben progettato e con uno storytelling significativo può certamente entrare nell’immaginario delle persone, va ribadito che non è una campagna pubblicitaria, anzi, ha bisogno di una campagna pubblicitaria per essere scoperto e giocato.

Questo significa che oltre al budget per lo sviluppo bisognerà prevedere anche un budget per una campagna pubblicitaria fatta sui canali giusti.

A tal proposito, quando si parla della potenziale audience di un videogioco di questo tipo, bisogna riflettere sul fatto che entrano in campo due settori che si intersecano tra loro. Da un lato il settore turismo e le persone interessate a viaggiare, dall’altro le persone che amano i videogiochi.

Il risultato è che andremo a individuare un’intersezione, un bacino di utenza più piccolo.

Una suggestiva infografica:

 

Non solo, ogni genere di videogioco ha una sua nicchia specifica e quindi, a seconda del genere scelto, il bacino di utenza si andrà a restringere ulteriormente perché c’è chi ama i giochi esplorativi, chi ama quelli di azione, chi ama gli rpg e chi ama gli hyper casual…

Per noi, ad esempio, l’elemento della narrazione all’interno di un applied game, ovvero un gioco che non abbia come fine unico l’intrattenimento, è fondamentale, ma non tutti amano i videogiochi fortemente narrativi.

Se i videogiochi piacciono a tante persone, è vero anche che ci sono altrettante persone che non li amano perché preferiscono altre fonti di intrattenimento. Quindi quando si inizia a riflettere se valga la pena o meno di investire in un videogioco come parte di una più ampia campagna di marketing/informazione/sensibilizzazione, bisogna tenere conto anche di questo aspetto.

Nel caso delle richieste dell’Assessorato al Turismo della Regione Lazio, la potenziale audience è in ogni caso molto sostanziosa visto che si parla di persone che giocano ai videogiochi di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Questi sono i dati italiani e Alien Roads Lead To… è pensato anche per un pubblico straniero, ma rimangono piuttosto indicativi.

 

Questo screenshot proviene dal rapporto “I Videogiochi in Italia 2021” di IDEA – Italian Interactive Digital Entertainment Association

In conclusione

Siamo stati molto felici sia di aver vinto la game jam dello scorso autunno, sia di aver avuto l’opportunità di parlare, anche se brevemente, del nostro progetto e di come sia stato concepito. Queste opportunità di confronto con settori diversi da quello puramente videoludico sono sempre una fonte inesauribile di spunti nuovi e punti di vista inediti che ci permettono di volta in volta di migliorare il nostro approccio e la qualità del nostro lavoro.

Avevamo voglia di raccogliere un po’ di riflessioni che sono scaturite dal rapporto con chi è poco avezzo al medium videogioco e volevamo rispondere a una domanda che spesso ci arriva direttamente o indirettamente dai molti settori diversi con cui lavoriamo:

“Un videogioco/la gamification può risolvere i nostri problemi?”

Le risposte sono due:

  1. La gamification è diversa da un videogioco,
  2. Dipende.

A presto! ❤️

 

PS. se volete leggere di più riguardo il prototipo di Alien Roads Lead To trovate qui la pagina dedicata.